Rita Mascialino, Le “Artistiche Trasfigurazioni” di Marino Salvador
Rita Mascialino, Le “Artistiche Trasfigurazioni”di Marino Salvador.
La Mostra personale Artistiche Trasfigurazioni del pittore e fotografo d’arte friulano Marino Salvador (Udine UD 1958), presso la Galleria PhotolifeArt, Udine, di Gianni Strizzolo, dal 4 al 20 marzo 2021, consta di quattordici opere create in diversi momenti, motivo per cui i titoli sono sia in inglese sia in italiano – i nomi delle città stanno nella lingua relativa all’appartenenza nazionale. Le dimensioni dei quadri variano a partire da 30×30 cm fino a 50×50, la tecnica pittorica è acrilico su tela.
Punto di sintonia delle opere esposte è una convergenza di surrealismo, cubismo e anche di astrattismo, stili sganciati dalla tradizionale referenzialità figurativa e programmaticamente finalizzati ad esprimere l’inconscio dell’artista con le sue semanticamente complesse simbologie, comunque mantenendo in Salvador un più o meno agevolmente identificabile ancoraggio realistico ai soggetti pur trasfigurati nell’ambito dell’immaginazione artistica.
Emblema di questa Mostra può essere considerata la tela Horse, animale già presente tra i soggetti cari a Salvador. Si tratta di un cavallo appunto trasfigurato nella fantasia. Appare importante lo sfondo su cui si staglia tale animale, nel quale si distinguono due cromie principali in varie tonalità: alla base i toni del verde, per il resto i toni degli azzurri e dei rosacei, anche di un paio di presenze di bianco in un simbolismo piuttosto evidente per il suolo terrestre e per il cielo. Non sono presenti segni di zampe che calpestino il verde, mentre si identificano segni che stanno per arti inferiori sollevati in una corsa non terrestre, bensì aerea. Un cavallo che evoca pertanto un ippogrifo e con due possibili strutture alate stilizzate e luminose, in continuazione della criniera bicolore, rossa e gialla come incandescenza e luce della creatività di cui è portatore in primis il cavallo. A proposito della criniera, essa rimanda, vista nella sua inusuale lunghezza, alla spazialità della cresta dorsale di un simbolico drago uscito dai miti più antichi, così che si ha un animale che racchiude in sé la presenza di un’appartenenza a un doppio mondo di saghe e leggende: come cavallo alato è metafora per l’intuizione e per la spiritualità – vola alto –, come drago pure alato è protettore dei tesori nascosti nel sottosuolo, ciò in un’unione di spirito e profondo inconscio. In altri termini: nella tela di Marino Salvador il collegamento più visibile con il simbolo del profondo è accennato nella citata cresta che prolunga la criniera nel dorso di un drago, mentre l’impronta spirituale di tale creatività è più visibile nel volo del cavallo multicolore –, il tutto in un’immagine che grazie alla gamma cromatica accattivante appare lieta e bene augurante. Per chiarire attraverso una comparazione contrastiva, citiamo un altro cavallo della fantasia questa volta letteraria, il cavallo nero di Kafka (Mascialino 1996 e segg.). Esso prende vita sorgendo dal sottosuolo come molto inquietante animale simboleggiante la potenza della creatività alla sua emersione dal profondo. Nella tela di Salvador la creatività è espressa invece in un’immagine di natura aerea, non affatto cupa, come mostrano i colori di cui è fatto – o ricoperto – il mantello del cavallo, colori della vita in un messaggio di bellezza, un cavallo in sollevamento nel cielo, in sublimazione spirituale dell’inconscio più profondo di cui vi è solo il citato cenno indiretto, per così dire mimetizzato. Interessante è la semantica del reticolo nello sfondo – lasciando stare qui la comparazione con Mondrian che ci porterebbe troppo lontano – anche da un altro punto di vista semantico. Il misterioso e più creativo cavallo artistico non cavalca in basso sul suolo terrestre, cavalca o vola in alto nel cielo: supera il livello della vita concreta e quotidiana, in cui non viaggia non essendo un cavallo della realtà materiale, si alza dunque nel cielo con la sua simbologia estetica, ma non abbandona la sfera comunque dell’umano, non vuole andare oltre, appunto resta al di qua del reticolo che lo separa, come anticipato, dal basso, ma anche da un alto che aneli a superare il mondo dell’umano. Per chiarire con un’ulteriore associazione contrastiva ancora con il citato cavallo nero (Mascialino 1996 e segg.): l’uomo e l’artista Kafka si fondono pienamente nel racconto con le forze più potenti della natura, ciò in una consapevolezza di sé, del proprio valore, la quale trova il suo limite solo nel fatto che la metamorfosi in tale cavallo creativo si svolge e si realizza sul piano del periodo ipotetico che informa tutto il racconto in questione.
Passando oltre, un soggetto plurirappresentato nell’esposizione è la donna. Considerando le tele riguardanti la presenza femminile, si osserva una enfatizzazione di ciò che essa rappresenta per la vita in generale – e per quella dell’uomo in particolare come si evince, ad esempio e tra l’altro, dall’uso del termine popolare Pussy che dà il titolo e il contenuto a una tela, dall’immagine in Summer in Love. Venendo a tele di una più ampia simbologia, Il sole (titolo in italiano nella Mostra) ha come corpo e centro il contrassegno erotico e generativo della donna che irradia la sua luce ovunque sul mondo, nel cielo più azzurro e più sereno. Diversamente, la tela Black Sun raffigura un sole fornito di simboli fallici, nero con la circonferenza esterna nei tre colori primari e irradiante luce nera sullo sfondo delle citate cromie, un simbolo eccellente per la creatività artistica per come essa sorge dall’inconscio – e per come è uno dei grandi temi conduttori nella visione del mondo dell’artista Marino Salvador –, un sole decisamente maschile. Se nelle tele di questa Mostra la donna genera vita in letizia quasi identificandosi con il suo sesso, l’uomo genera arte simboleggiata nella presenza dei colori primari, un’arte intellettuale, simboleggiata nelle figure geometriche ad angoli con decorazioni analitiche che creano ulteriori forme angolate. Non un kafkiano cavallo nero dunque, ma comunque un sole nero, il sole dell’arte più potente in un’immagine che dà alla creatività il colore delle sue origini dal profondo, tuttavia sempre trasfigurate nello spirituale più aereo. La Friulana, donna dalla particolare sagoma simbolo di fecondità, si compone dei colori presenti nella bandiera del Friuli, azzurro, dorato e rosso, sullo sfondo i colori dello stemma di Udine, bianco e nero, che vanno a comporre anche la figura stessa qui e là. Al suo centro un cuore rappresentato, al di là di possibili altre simbologie, in uno dei colori, l’azzurro, presente nella bandiera friulana, e in uno dei colori, il bianco, presente nello stemma udinese, in un doppio omaggio della Friulana quale madre di tutto il Friuli.
Un altro soggetto trasfigurato nelle tele si riferisce a città italiane ed estere rappresentate nei loro più noti contrassegni. Nell’ambito emergono due tele collegate reciprocamente nella loro drammaticità: L’Aquila e New York. La scomposizione spaziale nella simbologia relativa all’Aquila vede su uno sfondo nero, portatore – nel contesto della tela – del cupo messaggio del nulla, alcune strutture realizzate secondo uno stile geometricamente angolato le quali stanno cadendo quasi siano giocattoli per costruzioni. Sono le case degli umani, le loro tane per così dire che non reggono di fronte alla potenza della natura terrestre che le può distruggere in un solo momento. Un po’ come se il terremoto avesse una personificazione e giocasse a piacimento con le opere dell’uomo, facendole precipitare, a dimostrazione di quali immense forze abbiano padronanza sulla vita. Ma non è una visione tragicamente senza sbocco. Le case abbattute, pur portanti in sé i contorni neri dello sfondo, non si infrangono sul baratro oscuro che sta loro alle spalle, bensì cadono sui colori della vita i quali continuano dunque a esistere e con essi la vita che come tale, come è nel messaggio di Salvador, non è cancellata dalle catastrofi naturali: scompaiono case e individui, ma appunto la vita con i suoi colori continuerà a fiorire almeno per molto tempo – e il citato nero nello sfondo, pur presente, aspetterà prima di ingoiare ogni colore. Più sinistra è la drammatizzazione rappresentata nella tela relativa a New York. Si tratta anche qui di distruzione per i noti eventi riguardanti le Torri Gemelle come sono effigiate in un simbolismo che ha agganci con il reale concreto dei grattacieli della città. Ciò che rende particolarmente sinistra la raffigurazione è il riferimento strutturale alla torre che sta crollando e che si confonde con la sagoma di un incappucciato dal volto osseo e irridente, il volto stilizzato della morte il cui cappuccio evoca in una condensazione simbolica di intensa efficacia semantico-emozionale la spazialità della falce. Tuttavia anche qui il nero del nulla che sta alle spalle dei grattacieli è separato dalla città: il grosso reticolo di luce salvaguarda il mondo umano come speranza di continuazione della vita.
Un messaggio positivo in ogni caso in queste interessanti Artistiche Trasfigurazioni di Marino Salvador.
Rita Mascialino
Recensione della Mostra apparsa su udinese-life, Direttore Responsabile Gianni Strizzolo, Rubrica ‘Semantica dell’Arte’ a cura di Rita Mascialino e su ritamascialino.blogspot.com
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